Il
monumento
in onore di
Lucio
Ostilio
Statuto
ZOOM TESTO
Questa lastra in marmo rosso di Verona fu rinvenuta nel 1969 durante dei lavori di escavazione ai margini del torrente Colmeda. Le due lettere D.D., seguite dalla parola publice, indicano che le spese per il monumento – la lastra dedicatoria o forse una statua legata al personaggio onorato – furono sostenute dal Senato locale attraverso un Decreto Decurionum, l’equivalente di un’odierna delibera del Consiglio Comunale della città.
Il personaggio insignito di questo onore cittadino fu Lucio Ostilio Statuto, che ricoprì le figure di quattuorviro e di addetto all’erario. Ruoli di primissimo piano nell’amministrazione della Feltria romana. Lo specchio epigrafico nella parte centrale presentava ben 18 righe incise in caratteri più piccoli rispetto a quelli iniziali e finali. Un testo oggi purtroppo illeggibile a causa dell’erosione della lastra, ma è assai verosimile che recitasse proprio il contenuto della “delibera” e quindi i meriti attribuiti a Lucio Ostilio dal Senato locale.
In chiusura, le ultime due righe di iscrizione ci permettono di capire che fu la famiglia di Ostilio a provvedere al pagamento delle spese per l’erezione del monumento. Un fenomeno comune nelle città romane, per il quale i parentes Cerulea e Ostilio ripagarono le spese alla comunità – impensa remissa – per il monumento dedicato, come si apprende, a loro figlio.
La gens Hostilia fu probabilmente una delle famiglie più prestigiose presenti almeno sull’alto corso del Piave. Infatti altri membri di questa gens sono attestati da ulteriori significative testimonianze epigrafiche nel feltrino, nel bellunese e nel Cadore. Sulla base della paleografia, ossia dall’analisi della forma delle lettere, l’iscrizione sarebbe infine databile al I secolo d.C.
Al padre lucius octlavius tetius figlio di lucio, della tribù menenia
Al fratello lucius octlavius florentinus figlio di Lucius, della tribù menenia
Lucius Oclatius Rocianus, figlio di Lucius, della tribù menenia, quattuorviro, prefetto iure dicendo, addetto all'arcario, fece da vivo
