La base di statua di Caio Firmio Ruffino

 

Un feltrino di grande rilevanza politica, religiosa ed economica.

La base
di statua
di
Caio
Firmio
Ruffino

 

Un feltrino di grande rilevanza politica, religiosa ed economica

ZOOM TESTO

Risalente al II sec. d.C., il testo epigrafico dedicato a Caio Firmio Rufino è indubbiamente quello maggiormente rappresentativo della Feltria romana. Attraverso la lettura di questa iscrizione si possono comprendere informazioni fondamentali sull’economia feltrina e sui rapporti geopolitici tra i territori, in particolare tra pianura e montagna, in età imperiale. Il blocco di pietra, rinvenuto totalmente integro durante i lavori di rifacimento della facciata del Duomo sul finire del XV secolo, doveva sorreggere una statua, purtroppo del tutto perduta, che era dunque corredata dal testo.

Il dedicatario
e i dedicanti

Come talvolta accade anche oggi, al tempo di Feltria si usava scrivere alla base delle statue il nome del personaggio rappresentato, chi dedicava e le cariche e i motivi per cui il dedicatario ero degno del monumento. In questo caso la scultura era dedicata a Caio Firmio Rufino, figlio di Caio, appartenente alla tribù Menenia. L’indicazione della tribù, non scontata, ci permette di accertare che Rufino era feltrino d’origine – per motivi censuari tutti i cittadini romani residenti a Feltria erano ascritti a questa tribù. Esplicitati invece nelle ultime due righe, con la specificazione che Caio Firmio Rufino era il loro patrono, i dedicanti della statua erano gli esponenti del collegio dei fabri di Altino; una corporazione di lavoratori dei materiali duri, in particolare pietre, metalli e legno, presente in tutte le città dell’impero. È davvero significativo che i fabri di una città come Altino, assai rilevante in epoca romana, avessero come patrono un feltrino. Tale aspetto si spiega bene se si analizzano le cariche rivestite da Rufino in vita. Sono descritte nelle righe centrali del testo e si possono dividere in tre tipologie: politiche, religiose e commerciali.