Statua di Efebo

Statua
di
Efebo

Le modalità di rinvenimento del reperto, avvenuto nel 1986, sono motivo di curiosità, perché alcuni operai impegnati nel restauro dei palazzetti comunali Cingolani lo trovarono in una canna fumaria. Probabilmente di origine greca e in marmo bianco, la statua raffigura un giovinetto nudo, stante, disposto frontalmente, con la postura del corpo ben visibile, nonostante la lacunosità del pezzo.

Si distingue una caratteristica flessione a “S”: la spalla destra è sollevata, il fianco sinistro sensibilmente incurvato, il peso del corpo era appoggiato sulla gamba sinistra mentre quella destra doveva essere appena arretrata, con il ginocchio leggermente piegato e il tallone alzato. L’instabilità della composizione, fortemente disassata, era equilibrata dal braccio destro, teso e abbassato su un sostegno, come suggeriscono sia la posizione della spalla e del tratto conservato dell’avambraccio, sia la traccia di un puntello nella parte esterna della coscia destra. Si è anche conservato l’attacco del dorso della mano sinistra, che era appoggiata dietro l’anca e terminava il braccio piegato dietro alla schiena.

La statua feltrina è una replica speculare del tipo denominato Narciso, opera di norma attribuita alla scuola di Policleto. Il modello – secondo alcuni studiosi da riconoscere in un giovane atleta in riposo – ha un significativo numero di copie note, a dimostrazione di una notevole diffusione. Sono una quarantina circa, di cui quattro sono proprio repliche speculari. A queste appartiene il nostro manufatto, opera di buona fattura e sicuramente non locale, databile tra la fine del I e la prima metà del II secolo d.C.

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